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Attraverso i loro occhi. Lettera di una psicologa in un centro ant

  • a cura della dott.ssa Maria Rosaria Antonelli
  • 3 feb 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

Una volta una donna mi ha chiesto se conoscevo il modo per non farla soffrire. Aveva passato un’esistenza a cercare di colmare un vuoto attraverso una relazione violenta che aveva trasformato quel vuoto

in sanguinose voragini. Sul corpo i segni della sofferenza e negli occhi una muta solitudine. La disperazione di non sapere più chi si è e, soprattutto, chi si può diventare. Si ha paura di mostrarsi…altre volte perfino di lasciarsi guardare. La relazione violenta ha insinuato talmente tanti dubbi che ora il deserto che lui ha fatto intorno…sembra esserci anche in te. La meraviglia poi di scoprire che non è così e il ritrovare la forza di ricominciare. Guardarsi dentro a volte può far paura… quel dolore silenzioso ha bisogno di tempo e coraggio per poter essere trasformato in parole.

E allora io ti ascolto, mentre t’interroghi su ciò che avresti potuto fare, su quanto tempo prima avresti dovuto dire basta.

E la disperazione si mischia all’impotenza…altre volte al senso di colpa. Avevi scelto la relazione, non di certo la violenza ed ora…

ti capita di non ricordare più neanche com’è cominciata. Altre volte è tutto così barbaramente traumatico

che è davvero impossibile dimenticare. In tante occasioni ti è sembrata una gabbia, ma fino a quando non sei riuscita a sperimentare cosa vuol dire per te non avere

quella chiave d’apertura, le sue sbarre ti sono sembrate dorate.

Tante volte stare senza di lui è stata per te una specie di “apnea d’amore”. Conosci bene la confusione e l’ambivalenza nel vivere una relazione con chi ti dice di amarti e poi ti picchia, abusa di te, ti insulta.

TU, violentata nel corpo e nell’anima. Buio.

Il maltrattamento ha distrutto tutti i parametri di riferimento. La violenza è traumatica.

Tornare a vedere che qualcosa c’è, oltre quella prigione dorata, ti sembra davvero un salto nel vuoto.

Per questo cara donna oggi ti scrivo.

Lo faccio perché voglio dirti che il rischio ha a che fare con la paura e il coraggio e che puoi ancora riprendere in mano la tua vita. Io ci tengo proprio a dirti che non è tardi. Mi preme assicurarti che qualcuno disposto a starti accanto c’è, anche quando la stanchezza prenderà il posto della fiducia e tenere il timone in mano ti farà sentire smarrita. Voglio dirti che la violenza non è amore, è violenza e basta e tu, se vuoi, puoi dire basta. Voglio dirti che hai la mia comprensione, anche quando sceglierai di non chiedere aiuto. E che ce l’avrai lo stesso, se tornerai sui tuoi passi.

Per cui non starò qui a scriverti né che è facile, né che è veloce. Ci tengo però a gridarti che è possibile e ne vale la pena. #usciredallaviolenzasipuò #NonSeiDaSola


 
 
 

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